Ilaria del Carretto - foto da Stile Arte |
Lucca agli inizi del'400 era in una piena crisi: la peste aveva raggiunto la città, portando ad un fuggi fuggi generale verso le campagne, lasciandola quasi vuota e mettendo in crisi l'economia. Inoltre un'altra ombra incombeva sulla città: le truppe fiorentine pronte a conquistarla.
In un clima così duro ecco Paolo Guinigi prendere posto come Signore di Lucca.
La famiglia Guinigi, ricca dinastia di mercanti, si era distinta da tempo nella politica lucchese, eppure mai si sarebbe pensato che il timido Paolo (così descritto da alcuni coevi) sarebbe riuscito a diventare l'unica figura politica della sua città.
Egli si prodigò molto per l'economia di Lucca e delle terre lucchesi, spronando l'estrazione di marmo in Versilia, la coltivazione nel Pistoiese e la piantagione dei Castagni in Garfagnana... Eppure quello che era chiamato il Magnifico Signore fu poi ricordato come un traditore!
Accusato da altre nobili famiglie lucchesi di aver venduto Lucca a Firenze e che fosse pronto a fuggire con il suo tesoro a Venezia, fu catturato e imprigionato, subendo la damnatio memoriae.
Una delle poche cose che ci rimane di Paolo è un'opera d'arte meravigliosa, fatta scolpire a Jacopo della Quercia (abilissimo scultore alle dipendenze delle famiglie lucchesi) nel 1405, ossia il monumento funebre della sua favorita, Ilaria del Carretto.
Molto poco sappiamo di questa donna se non che fu la seconda moglie di Paolo, presa in sposa dopo che la prima, Caterina degli Antelminelli, la sposa bambina, morì di peste poco dopo le nozze.
Ilaria invece era una donna matura di 24 anni (tanti per l'epoca), descritta dalle fonti come bellissima e honesta, cioè distinta, ubbidiente e fedele.
Giunta a Lucca dalla Liguria, si sposò con Paolo e poco dopo dette alla luce il primo figlio, l'erede: Ladislao Guinigi.
Dopo soli 14 mesi dette alla luce un altro figlio, Ilaria Minor, e forse proprio due gravidanze così vicine, portarono Ilaria alla morte.
L'8 dicembre del 1405 moriva Ilaria del Carretto, la seconda moglie di Paolo Guinigi.
Alcune malelingue hanno spesso imputato la morte delle mogli allo stesso Guinigi, vedendolo un po' come un Enrico VIII lucchese, ma quel candido monumento della sagrestia di S. Martino sembra invece il lascito di un marito tristemente addolorato per la morte della sua amata.
Recandosi alla cattedrale di Lucca, ancora oggi si può ammirare Ilaria, nelle sue vesti alla borgognona, assopita su due cuscini, quasi serena con ai piedi un cagnolino, secondo alcuni simbolo della sua fedeltà a Paolo.
La sua bellezza lo ha reso uno dei monumenti più celebri di Lucca, ammantato di racconti e leggende... Si dice che gli amanti non corrisposti si recassero da Ilaria per baciarne il volto, così da poter poi essere ricambiati.
Tutti ne rimangono colpiti, persino D'Annunzio, che pur avendo viaggiato in lungo e in largo, collezionando meraviglie provenienti da ogni dove, volle ricordare Lucca e la sua candida dama in una bellissima poesia:
Tu che vedi lunge gli uliveti grigi
che vaporano il viso ai poggi, o Serchio,
e la città dell'arborato cerchio,
ove dorme la donna del Guinigi.
Ora dorme la bianca fiordaligi
chiusa ne' panni, stesa sul coperchio
del bel sepolcro; e tu l'avesti a specchio
forse, ebbe la tua riva i suoi vestigi.
Ma non oggi Ilaria del Carretto
signoreggia la terra che tu bagni,
o Serchio, sì fra gli arbori di Lucca
rosso vestito e fosco nell'aspetto
un pellegrino dagli occhi grifani
il qual sorride a non so che Gentucca.
Virginia
In un clima così duro ecco Paolo Guinigi prendere posto come Signore di Lucca.
La famiglia Guinigi, ricca dinastia di mercanti, si era distinta da tempo nella politica lucchese, eppure mai si sarebbe pensato che il timido Paolo (così descritto da alcuni coevi) sarebbe riuscito a diventare l'unica figura politica della sua città.
Paolo Guinigi- Foto da Zingarate |
Egli si prodigò molto per l'economia di Lucca e delle terre lucchesi, spronando l'estrazione di marmo in Versilia, la coltivazione nel Pistoiese e la piantagione dei Castagni in Garfagnana... Eppure quello che era chiamato il Magnifico Signore fu poi ricordato come un traditore!
Accusato da altre nobili famiglie lucchesi di aver venduto Lucca a Firenze e che fosse pronto a fuggire con il suo tesoro a Venezia, fu catturato e imprigionato, subendo la damnatio memoriae.
Una delle poche cose che ci rimane di Paolo è un'opera d'arte meravigliosa, fatta scolpire a Jacopo della Quercia (abilissimo scultore alle dipendenze delle famiglie lucchesi) nel 1405, ossia il monumento funebre della sua favorita, Ilaria del Carretto.
Monumento funebre di Ilaria del Carretto - Jacopo della Quercia |
Molto poco sappiamo di questa donna se non che fu la seconda moglie di Paolo, presa in sposa dopo che la prima, Caterina degli Antelminelli, la sposa bambina, morì di peste poco dopo le nozze.
Ilaria invece era una donna matura di 24 anni (tanti per l'epoca), descritta dalle fonti come bellissima e honesta, cioè distinta, ubbidiente e fedele.
Giunta a Lucca dalla Liguria, si sposò con Paolo e poco dopo dette alla luce il primo figlio, l'erede: Ladislao Guinigi.
Dopo soli 14 mesi dette alla luce un altro figlio, Ilaria Minor, e forse proprio due gravidanze così vicine, portarono Ilaria alla morte.
L'8 dicembre del 1405 moriva Ilaria del Carretto, la seconda moglie di Paolo Guinigi.
Alcune malelingue hanno spesso imputato la morte delle mogli allo stesso Guinigi, vedendolo un po' come un Enrico VIII lucchese, ma quel candido monumento della sagrestia di S. Martino sembra invece il lascito di un marito tristemente addolorato per la morte della sua amata.
Recandosi alla cattedrale di Lucca, ancora oggi si può ammirare Ilaria, nelle sue vesti alla borgognona, assopita su due cuscini, quasi serena con ai piedi un cagnolino, secondo alcuni simbolo della sua fedeltà a Paolo.
La sua bellezza lo ha reso uno dei monumenti più celebri di Lucca, ammantato di racconti e leggende... Si dice che gli amanti non corrisposti si recassero da Ilaria per baciarne il volto, così da poter poi essere ricambiati.
Tutti ne rimangono colpiti, persino D'Annunzio, che pur avendo viaggiato in lungo e in largo, collezionando meraviglie provenienti da ogni dove, volle ricordare Lucca e la sua candida dama in una bellissima poesia:
Tu che vedi lunge gli uliveti grigi
che vaporano il viso ai poggi, o Serchio,
e la città dell'arborato cerchio,
ove dorme la donna del Guinigi.
Ora dorme la bianca fiordaligi
chiusa ne' panni, stesa sul coperchio
del bel sepolcro; e tu l'avesti a specchio
forse, ebbe la tua riva i suoi vestigi.
Ma non oggi Ilaria del Carretto
signoreggia la terra che tu bagni,
o Serchio, sì fra gli arbori di Lucca
rosso vestito e fosco nell'aspetto
un pellegrino dagli occhi grifani
il qual sorride a non so che Gentucca.
Virginia
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